Paura di possibili contagi negli ambulatori medici? Perché dal dentista possiamo ritenerci al sicuro

Indossare la mascherina e igienizzarsi le mani sono pratiche che fanno ormai parte della nostra routine quotidiana. Quanti video e tutorial abbiamo visto sulle norme di prevenzione e igienizzazione anti-Covid-19? La pandemia ha indubbiamente cambiato la nostra vita. Ogni giorno prestiamo attenzione a mantenere la distanza con gli altri e a evitare luoghi affollati tanto da percepire un senso di fastidio quando vediamo qualcuno che non rispetta le regole. La nuova normalità ha reso necessarie misure di protezione in molti contesti in cui già si prestava particolare attenzione. Un esempio sono gli ambulatori medici, come gli studi dentistici, in cui sono stati adottati protocolli ancora più rigidi, ma grazie ai quali gli ambienti sono diventati ancora più sicuri per noi pazienti. Andare dal dentista è sempre stato sicuro, ma ora lo è di più: vuoi sapere perché?

Covid-19 e professioni sanitarie

Ad oggi nel mondo la pandemia da COVID-19 ha colpito più di 54 milioni di persone e provocato la morte di 1 milione e 300 mila individui. Dopo la prima ondata iniziata a marzo ne è susseguita una seconda tuttora in corso. Il personale sanitario è, ancora una volta, in prima linea e tra le categorie maggiormente a rischio a causa dello stretto contatto con i pazienti affetti da SARS-CoV-2, sintomatici e asintomatici.

Prima della pandemia, era insolito incontrare il proprio medico di base, l’oculista, il ginecologo o l’ortopedico con indosso mascherina e guanti. Questo perché la loro professione durante incontri e visite di controllo e di routine non richiede necessariamente delle protezioni, se non durante operazioni o interventi particolari. Gli odontoiatri, invece, devono da sempre, tutti i giorni, difendere sé stessi, i propri pazienti e i collaboratori da possibili infezioni, come AIDS, epatite, etc. La necessità di proteggersi da infezioni crociate ha, dunque, permesso ai dentisti di creare un ambiente totalmente sicuro per i loro pazienti. Questo contesto pandemico ha reso ancora più stringenti le misure di protezione adottate negli anni e, su volere del Ministero della Salute e dei consulenti esperti del settore, sono stati messi a punto validi protocolli ancora più rigidi di prevenzione.

Covid-19: massima sicurezza negli studi odontoiatrici

Attualmente, a differenza del primo lockdown, gli studi dentistici in tutta Italia sono rimasti aperti, non solo per curare le emergenze. Dal dentista, in questo periodo, infatti, possiamo andare per semplice prevenzione, come una seduta di igiene orale, oppure per un intervento più complesso, come l’inserimento di un impianto.

Il New York Times, però, a marzo aveva inserito dentisti e igienisti dentali tra le professioni a più alto rischio di infezione da COVID-19. I dati di una recente ricerca condotta dal Consejo General de Dentistas spagnolo e pubblicati nella relazione “Analisi del rischio e della prevalenza di infezione da Covid-19 nel personale sanitario” ci dicono il contrario. Andare dal dentista, a dispetto di tutte le previsioni, è l’appuntamento che comporta minor rischio rispetto ad altre tipologie di visite sanitarie

Per dare sostegno a questa ricerca diverse organizzazioni dentistiche internazionali – tra cui il CED – Consiglio europeo dei dentisti – stanno raccogliendo dati per confrontare il peso delle infezioni da Covid negli studi odontoiatrici in alcuni Paesi europei. Lo scopo è quello di capire se a fare la differenza rispetto agli altri ambienti sanitati, siano effettivamente le misure di prevenzione stabilite nei vari protocolli di azione e nelle linee guide dell’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – e dei vari Servizi Sanitari Nazionali oppure no.

Basso trend dei casi positivi tra i dentisti

Nell’attesa di ricerche più ricche e aggiornate, i dati sulla professione odontoiatrica raccolti finora mostrano come rispetto ad altre figure sanitarie la percentuale dei casi positivi non sia alta. I dentisti risultano essere i meno contagiati tra i professionisti dell’ambito sanitario:

  • Italia a 0,9%
  • Austria a 1%
  • Finlandia assenti
  • Portogallo a 0,5%
  • Paesi Bassi a 0.9%
  • Spagna a 1,5%

Questo dato è sicuramente importante in quanto rassicura tutti noi pazienti sull’importanza di poter dare continuità alle nostre cure odontoiatriche.

Conferme sulla sicurezza degli studi dentistici

L’elevato grado di protezione dei dentisti, rispetto al resto del personale sanitario (medici e infermieri), sta premiando questa categoria professionale, come rilevato dalla citata ricerca spagnola condotta dal Consejo General de Dentistas. A tutela di noi pazienti, inoltre, una recente indagine** sui tassi di infezione e sulle procedure di prevenzione messe in atto negli studi dentistici, ha dimostrato che solo l’1% dei partecipanti del campione preso in esame (2200 dentisti) è risultato positivo al COVID-19.

A conferma della sicurezza negli studi odontoiatrici e dell’elevata protezione riservata a chi li frequenta, c’è sicuramente un’altra evidenza. L’età media dei dentisti è superiore ai 55 anni, il che li renderebbe soggetti più a rischio di contrarre il virus. Eppure, quella degli odontoiatri risulta la categoria professionale medica tra le meno colpite grazie ai rigidi protocolli di sicurezza adottati.

L’importanza del dentista

Numerose ricerche mostrano l’importanza dei dentisti e delle cure odontoiatriche per la popolazione. Da una ricerca condotta da Key-Stone per conto di SIdPSocietà Italiana di Parodontologia -, durante il lockdown di marzo meno del 10% della popolazione si è recata dal dentista, nonostante il 30% (oltre 10 milioni di italiani) abbia accusato problemi alla bocca e il 29% di questa (circa 3 milioni) abbia riscontrato un peggioramento delle sue condizioni per non aver potuto, o voluto, andare dal dentista.

Nonostante tutto, in questo delicato periodo di pandemia globale, i dentisti e gli igienisti hanno mostrato una grande responsabilità sanitaria senza mai abbassare la guardia. Hanno continuato a prendersi cura di noi pazienti adottando tutte le raccomandazioni e le linee guida necessarie, investendo in dispositivi e attrezzature che potessero rendere lo studio un luogo ancora più sicuro. Hanno inoltre investito nella digitalizzazione a supporto della loro professione, puntando per esempio sulla teledentistry per monitorarci anche a distanza quando gli spostamenti erano limitati. Questo comportamento, serio e professionale, sta permettendo di minimizzare i rischi di contrarre il virus nello studio. I dati di contagio molto bassi dimostrano che tutti gli sforzi non sono stati vani.

Rigidi protocolli, norme igieniche serrate, ma soprattutto la cura attenta per ogni paziente rendono, quindi, lo studio odontoiatrico un luogo perfettamente sicuro. Non mettiamo in pausa la nostra salute orale, continuiamo ad andare dal dentista in totale sicurezza!

*Fonte: Andi, Centro Sudi, elaborazione su dati Enpam e Andi

**Fonte: The Journal of the American Dental Association

Scopri Gengive.org

Il portale web della SIdP – Società italiana di Parodontologia e implantologia, in cui trovare informazioni semplici, complete e autorevoli sui problemi di denti e gengive.

Bruxismo e Covid-19: quali conseguenze sui denti

Bruxismo e Covid

Le conseguenze del coronavirus si riflettono sulla salute dell’organismo in generale anche per coloro che non sono affetti dal virus. In che modo? Attraverso una scarsa prevenzione e il continuo rimandare delle visite di controllo. Anche chi sta bene si trova a risentire dello stress e dell’ansia causati da tutte quelle regole, restrizioni, paure e timori che si è costretti a vivere. Li chiamano Effetti collaterali da Covid: si tratta di tutte quelle conseguenze fisiche e psicologiche che la pandemia ha avuto e sta avendo ancora sulla vita di ciascuno. Tra questi vi sono sicuramente i problemi legati alla salute della bocca. Infatti la situazione di stress ha fatto sì che si registrasse un aumento considerevole di casi di bruxismo.

Cos’è il bruxismo?

Il bruxismo è un disturbo causato da ansia e stress che determina una progressiva usura dei denti. Si manifesta con la contrazione involontaria dei muscoli della masticazione. Una distinzione fondamentale è quella tra “bruxismo diurno” e “bruxismo notturno”, ma si deve anche distinguere tra il bruxismo del serrare i denti e quello del digrignare i denti. Si tratta di una condizione molto frequente durante la notte, talvolta così rumorosa che ad accorgersene per primo è il proprio partner, ed è associata ad un’intensa attività di risveglio nel sonno. Il bruxismo notturno è infatti legato alla vasta tipologia dei disturbi del sonno, in particolare ai “micro-risvegli” che segnano il passaggio dalle fasi di sonno profondo a quelle di sonno leggero. A lungo andare può portare, per esempio, al deterioramento delle superfici dentali, a fratture o a dolori alla mascella.

I sintomi del bruxismo sono da riscontrarsi in:

  • aumento della sensibilità dovuta alla perdita dello strato di smalto,
  • lesioni ed usura di uno o più denti,
  • dolori diffusi al capo (mascella, orecchie, testa, muscoli normalmente coinvolti nel processo di masticazione)

Ma quali sono, invece, le cause del bruxismo? Innanzitutto ansia e stress, ma anche l’insorgere di altri fattori: problemi emotivi e psicologici, disturbi del sonno, disallineamento delle arcate dentarie, risposta muscolare a malattia neurodegenerativa. Il fumo, il consumo di droghe, l’abuso di alcolici e caffeina, possono inoltre acuire il fenomeno.

Legame tra Bruxismo e Covid-19

Durante i mesi del lockdown, molte persone hanno indubbiamente avuto a che fare con diverse paure. L’emergenza sanitaria, con le sue implicazioni negative, ha favorito l’accentuarsi del bruxismo negli individui già sofferenti, e la nascita di nuovi casi tra chi non ne aveva mai sofferto. In ogni caso, gli specialisti che durante la prima fase di lockdown hanno seguito i pazienti interessati da questa patologia, hanno riscontrato due situazioni contrapposte. Da un lato, la chiusura forzata, il lavoro da remoto e, in generale, uno standby dalla vita frenetica, hanno affievolito i fastidi tra chi soffriva di bruxismo. Dall’altro lato, le persone che già ne soffrivano hanno convissuto con un inasprimento, causato da dolori e malessere psichico (per la perdita del lavoro, dei familiari ecc.). Inoltre, sempre lo stress emotivo ha fatto registrare nuovi casi tra chi finora non aveva mai sofferto di bruxismo. All’inizio della riapertura, è stato registrato un peggioramento delle condizioni orali e parodontali, insieme alla complicanza delle fratture dentali. Molte persone, quindi, tendono a somatizzare il disagio e lo stress a livello del cavo orale.

Come diagnosticare il bruxismo

Innanzitutto, la prima domanda da porsi è: c’è un modo per prevenire il bruxismo?  Sì. Le strategie di prevenzione comprendono i metodi per la riduzione dello stress, come per esempio, ascoltare la musica, fare un bagno caldo, fare attività fisica moderata e regolare. A livello alimentare è consigliato invece evitare alcolici, caffè e tè soprattutto dopo cena. Per quanto riguarda la diagnosi, è sufficiente una visita medica del dentista. È necessario chiedere l’aiuto di un esperto che ispezionerà la salute dei denti verificando l’usura, le lesioni e la sensibilità dei muscoli della mascella. Il dentista, in base all’esito della visita iniziale, potrebbe richiedere di effettuare altri esami per meglio indagare gli aspetti che causano il bruxismo.

Bruxismo: quali esami devo fare?

La radiografia ortopanoramica è il primo esame che il dentista richiederà per verificare problemi nell’allineamento delle arcate dentarie (malocclusione). Questo esame può essere utile anche per rivelare la presenza di carie, parodontite, danni ai tessuti interni del dente, come lesioni endodontiche, tipo granulomi apicali, o lesioni a carico delle ossa mascellari, ad esempio cisti o nuove formazioni in genere.

Una volta escluse possibili ulteriore patologie che interessano il cavo orale, il dentista potrebbe richiedere una polisonnografia. Si tratta di un esame specialistico eseguito da un esperto di Medicina e Igiene del sonno per verificare l’andamento del risposo notturno. Essa misura molti parametri: l’attività cerebrale, misurata con l’elettroencefalogramma (EEG), l’attività cardiaca, misurata dall’elettrocardiogramma (ECG), i movimenti oculari durante il sonno, registrati con l’elettrooculogramma (EOG) e l’attività muscolare analizzata con l’elettromiografia (EMG). Inoltre, la polisonnografia comprende il rilevamento del russamento, l’osservazione dei movimenti del torace e dell’addome, della posizione corporea, del flusso oronasale e della saturimetria, tramite un pulsiossimetro.

Come trattare il bruxismo

Una volta diagnosticato il bruxismo, si interviene per proteggere i denti, ma anche la qualità della vita e del risposo, che a loro volta possono incidere sulla salute cardiovascolare. I relativi trattamenti sono suddivisibili in 3 azioni differenti ma complementari.

  1. l’utilizzo di strumenti che consentono di evitare lo sfregamento notturno dei denti. Il dentista prescriverà dunque il bite, un paradenti da indossare mentre si dorme. Si tratta di un supporto per limitare i danni che il bruxismo cronico porta alle arcate dentali e alla bocca in generale;
  2. L’utilizzo di tecniche di rilassamento per alleviare lo stress. In alcuni casi si rende necessario l’uso della psicoterapia per contrastare i problemi emotivi alla base del disturbo;
  3. qualora gli esami lo evidenziassero, sarà necessario il ricorso a ulteriori cure dentali, per la correzione della malocclusione, per riallineare le mandibole e per ridurre i punti di contatto anomali tra i denti.

Riprendi in mano la tua salute

La pandemia sta condizionando la vita di tutti i giorni e la voglia di tornare alla normalità è tanta. A volte bisogna ricordare, però, che la normalità non è soltanto avere la possibilità di andare a mangiare al tuo ristorante preferito o di programmare il prossimo viaggio. Normalità significa anche prendersi cura di sé. La salute è importante e non puoi metterla da parte lasciandoti condizionare da eventi situazionali come il Covid-19.

Quali sono le differenze tra pulizia, igienizzazione e sterilizzazione?

Pulire, disinfettare, sterilizzare, in questi mesi se n’è parlato molto. Quando si parla di disinfezione si ha a che fare con termini apparentemente simili ma in realtà fanno riferimento ad azioni e procedure diverse che portano a risultati diversi. Erroneamente utilizzate come sinonimi, si è venuta a creare confusione. Per fare un po’ di chiarezza è necessario capirne la differenza e il modo in cui sono entrate a far parte della vita di tutti i giorni.

Che cosa si intende con pulizia?

Da sempre l’uomo lotta contro la sporcizia. Che si tratti di vestiti, alimenti o di superfici, eliminare lo sporco risponde al bisogno di sentirsi puliti. Ormai acqua, sapone o detergenti sono riconosciuti efficaci rimedi per la pulizia. Con il termine pulizia si intende la prima detersione mirata a esportare lo sporco da una superficie. Il termine detersione è sinonimo del sostantivo pulizia. Le due parole possono essere utilizzate in maniera libera.

Non esiste una differenza tra la detersione effettuata su superfici, indumenti o stoviglie della cucina. Questa detersione è fatta con prodotti non specifici ma solamente schiumogeni. È la presenza di tensioattivi a intrappolare lo sporco e portarlo via senza lasciare traccia. Si parla di “prima detersione” perché è sempre necessario effettuare una pulizia prima di poter procedere alla disinfezione e successivamente alla sterilizzazione. Questo perché lo sporco è ricco di microrganismi che, se presenti sulla superficie, sono in grado di ridurre l’attività dei disinfettanti.

Che cosa si intende con disinfezione?

La disinfezione è un trattamento mirato che ha lo scopo di abbattere la carica microbica, che questa sia presente in ambienti e stanze o su superfici e oggetti. Non tutti i prodotti possono svolgere questa attività, infatti è necessario utilizzare prodotti biocidi o detergenti con il bollino “presidio medico chirurgici” autorizzati dal Ministero della Salute. Questi prodotti devono obbligatoriamente riportare in etichetta il numero di registrazione/autorizzazione e devono essere utilizzati nel giusto dosaggio. Attraverso la disinfezione la maggior parte di batteri e virus pericolosi vengono uccisi. Uno dei disinfettanti più conosciuti e usati è l’alcol etilico, utilizzato in grande percentuale nei gel disinfettanti per le mani che sono ormai a disposizione di tutti all’ingresso dei negozi e delle attività commerciali.

Cosa si intende con sterilizzazione?

La sterilizzazione è il più alto livello di pulizia. Con il termine sterilizzazione si fa riferimento a quel processo, fisico o chimico, che porta alla distruzione mirata di ogni forma microbica vivente, sia in forma vegetativa che in forma di spore. La sterilizzazione è un insieme di azioni, un processo, diviso in alcune fasi.

Innanzitutto vi è il trasporto dello strumento o degli oggetti da sterilizzare. Il trasporto deve avvenire in modo sicuro, tutelando la salute dell’operatore che svolge il processo. Segue la decontaminazione/disinfezione, attraverso una detersione o lavaggio. Vi è poi il risciacquo, l’asciugatura e il confezionamento per poter procedere all’effettiva sterilizzazione tramite dispositivo apposito, ad esempio l’autoclave. Una volta terminato il processo, l’oggetto sterilizzato viene rimosso dal dispositivo e spostato nel luogo di stoccaggio o di nuovo utilizzo.

Cosa si intende con sanificazione?

Il termine sanificazione, usato sempre più spesso negli ultimi mesi, durante e successivamente il lockdown, è un po’ controverso. Il termine sanificazione non può essere usato riferendosi a un oggetto, bensì solamente agli ambienti. Infatti il termine sanificazione è, citando il documento redatto dal Ministero della salute, un “complesso di procedimenti ed operazioni di pulizia e/o disinfezione e mantenimento della buona qualità dell’aria”.

I prodotti utilizzati per le procedure di sanificazione devono essere accuratamente selezionati. Ciò è necessario per tutelare la salute sia degli addetti alla sanificazione che delle persone successivamente ammesse negli ambienti. Spesso le procedure messe in atto richiedono l’utilizzo di attrezzature che generano sostanze chimiche attive sanizzanti, come ad esempio ozono e cloro. Per quanto riguarda la garanzia del mantenimento di un’elevata qualità dell’aria, è importante assicurare un ricircolo continuo di aria attraverso impianti di ventilazione o climatizzazione adeguati oppure attraverso l’apertura delle finestre presenti negli ambienti.

La decontaminazione dello studio odontoiatrico

Oggi, alla luce della pandemia da Covid19 l’attenzione al rischio di contagio da virus e batteri è aumentata. I riflettori sono stati puntati maggiormente su coloro che operano a stretto contatto con i pazienti come medici e dentisti. 

L’obiettivo dell’igiene all’interno dello studio medico o dello studio odontoiatrico è prevenire la trasmissione delle malattie infettive dal paziente al personale dello studio e da questo a nuovi pazienti.

L’igiene dello studio è sempre stato un tema di forte interesse anche a causa di altre patologie. La diffusione di patologie come l’epatite o l’HIV ha preoccupato notevolmente tutta la categoria medica, imponendo da sempre attenti controlli e il rispetto di norme igieniche. Con il diffondersi del Covid19 i protocolli sono diventati ancora più rigidi, generando un pacchetto completo di misure volto a regolamentare le procedure nell’ottica di evitare la trasmissione delle infezioni per tutelare chiunque entri nello studio odontoiatrico.

La sanificazione dello studio odontoiatrico

La sanificazione mediante ozono è spesso utilizzata negli ambienti medico/sanitari ad alta frequenza, come lo studio dentistico. In questi locali sono diverse le azioni messe in atto per garantire un luogo sicuro per gli operatori del settore e per i pazienti. Prima e dopo l’ingresso di nuovi pazienti l’ambiente è sottoposto a ricambio d’aria, pulizia con detersione e disinfezione delle superfici ad alto contatto (come maniglie, porte, sedie, braccioli della poltrona, interruttori della luce, pulsanti e oggetti di varia natura).

Disinfettare o sterilizzare gli strumenti nello studio odontoiatrico?

La disinfezione annienta la gran parte di virus e batteri pericolosi. La sterilizzazione, invece, azzera totalmente i microrganismi pericolosi. Perciò per non incorrere in infezioni crociate, ovvero quelle trasmesse attraverso gli strumenti dal paziente al dentista oppure tra pazienti, la sterilizzazione è l’unica soluzione completamente sicura per la tutela delle persone. La sterilizzazione va effettuata su tutti gli strumenti che sono utilizzati all’interno della bocca del paziente e che entrano in contatto con sangue e saliva. Tra questi specchietti, sonde, turbine, manipoli e frese, strumenti di ortodonzia, siringhe dell’anestesia e molti altri.

Nell’ambito dentistico la sterilizzazione viene fatta mediate un macchinario chiamato autoclave. L’autoclave è un dispositivo che mediante vapore saturo a 121° sotto pressione, per una durata che varia a seconda della dimensione del carico e del suo contenuto, è in grado di sterilizzare materiali, strumenti e indumenti. È possibile dunque notare se uno strumento è stato sterilizzato se risulta imbustato. Infatti il dentista aprendo la busta davanti al paziente garantisce strumentazione sicura e correttamente sterilizzata.

Per quanto riguarda invece la disinfezione nello studio odontoiatrico è bene specificare che si tratta di una procedura che non interessa lo strumentario. Riguarda invece tutto ciò che non entra in contatto diretto con la bocca dei pazienti. Si tratta quindi delle superfici come i mobili della sala clinica o la poltrona. La disinfezione avviene tra un paziente e l’altro garantendo un ambiente a basso rischio di contagio. La sanificazione avviene in concomitanza della disinfezione delle superfici garantendo un continuo ricircolo dell’aria tra un paziente e l’altro.

Sicurezza in studio

Lo studio odontoiatrico è sempre stato sicuro grazie all’attenzione e alla cura che ogni dentista mette nel garantire un ambiente salubre e decontaminato ai proprio pazienti, ma anche ai propri collaboratori. Con le nuove norme anti-Covid19 l’attenzione è solo aumentata: lo studio odontoiatrico non è mai stato più sicuro di così.

Teleodontoiatria: la sfida del futuro post COVID

Dal periodo di lockdown molte sono le lezioni che tutti noi abbiamo imparato, ma due in particolare sono imprescindibili: la centralità del settore sanitario e l’importanza della tecnologia. Durante la quarantena molte attività hanno subito un rallentamento e le persone si sono trovate costrette in casa. Anche le cure mediche o le visite sono state messe in stand-by, rimandate oppure annullate del tutto. La cura della salute però non può essere sospesa e ripresa a piacimento o quando le condizioni economiche lo permettono.

Certamente chi, nonostante le restrizioni, ha continuato il monitoraggio del proprio stato di salute avrà riscontrato alcuni cambiamenti nei consueti check di routine ma anche nelle visite specialistiche e diagnostiche.

Le visite in video consulenza sono state numerose e il trend è rimasto positivo anche dopo la riapertura. La quarantena ha lasciato il segno: molti sono coloro che adesso, più di prima, attribuiscono un valore maggiore al concetto di salute. Per prendersene cura è necessario effettuare monitoraggi periodici.

Ma quali sono i mezzi che in futuro verranno utilizzati per le visite?

Pur non avendo particolari timori legati al “ritorno alla normalità”, molti sono coloro che continueranno a usare il teleconsulto. La consulenza online, quando risulta possibile, ha notevoli vantaggi. Un esempio? Le persone con scarsa mobilità possono accedere alle visite senza la necessità di un accompagnatore.

Telemedica e teleodontoiatria

Anche l’attività dei dentisti nella “Fase 2” è andata incontro a cambiamenti e si è dovuta adeguare alle necessità e alle nuove disposizioni. Molti dentisti, per poter fornire un ulteriore servizio ai propri pazienti, oltre ai protocolli di sicurezza e alle rigorose procedure di sanificazione, all’impegno nel tutelare la propria salute e quella di coloro che lavorano all’interno dello studio odontoiatrico, si sono avvalsi del supporto tecnologico e dei mezzi di comunicazione online.

Come ogni specialista, anche i dentisti hanno trovato nella telemedicina uno strumento in grado di aiutarli nella loro pratica quotidiana. In ambito dentale la telemedicina prende il nome di “teleodontoiatria”, in inglese Teledentistry. Nella pratica si tratta di un consulto che avviene grazie all’utilizzo di un programma che permette di effettuare videochiamate. In sostanza è uno scambio di informazioni tra il paziente e l’odontoiatra che, anche se a distanza, hanno modo di confrontarsi su aspetti legati alla salute, alla prevenzione o la pianificazione di trattamento.

La teleodontoiatria, già diffusa in molte nazioni, ha vissuto durante il lockdown un momento di crescita in Italia. Mentre in altre branche della medicina il consulto da remoto è già una pratica consolidata, la teleodontoiatria è ancora in una fase embrionale.

Teleodontoiatria vs. cure in studio

Il mondo odontoiatrico è in continua evoluzione. La tecnologia ha permeato ormai molti aspetti del lavoro di un dentista, ma l’utilizzo della comunicazione digitale a supporto della pianificazione di prevenzione ancora non rientra tra le best practice degli odontoiatri. La comunicazione diretta tra odontoiatra e paziente aiuta le persone ad avere una maggiore consapevolezza del proprio stato di salute e a instaurare un rapporto di fiducia duraturo.

La teleodontoiatria può avere grandi vantaggi, ma è bene ricordare che non è da considerarsi un sostituto delle cure in studio. Rappresenta, invece, un potenziamento del lavoro del dentista. Fornendo un consulto odontoiatrico da remoto è possibile, infatti, analizzare la situazione a distanza e interpretare i segnali provenienti dal cavo orale. Identificare i problemi del paziente con tempestività permette di strutturare prontamente un piano di cura adeguato.

I vantaggi della teleodontoiatria

La teleodontoiatria permette di:

  • Valutare lo stato di salute del cavo orale a distanza
  • Individuare rapidamente eventuali problemi odontoiatrici: si utilizza la teleodontoiatria per valutare con foto e radiografie, o anche con cartelle dentali esistenti, la situazione del paziente.
  • Affrontare con serenità la visita dal dentista, tenendo sotto controllo l’odontofobia.
  • Eseguire con semplicità e immediatezza un controllo attraverso lo smartphone e la propria connessione internet.
  • Effettuare visite e consulti in differita su pazienti oncologici, malati cronici, immunodepressi o con patologie e problematiche che rendono difficile la loro visita in studio.
  • Ricevere tempestivamente risposta a dubbi legati alla salute della bocca

La teleodontoiatria messa in pratica

Individuare lo strumento migliore per interagire con i propri pazienti è il primo passo verso la teledentistry. Durante la “Fase 2” molti odontoiatri hanno gestito le emergenze utilizzando, per esempio, WhatsApp. Questo strumento molto semplice ha permesso di avere un canale diretto con i propri pazienti.

Le modalità di interazione sono molteplici, tutte prevedono ovviamente un confronto diretto con il professionista. In alcuni casi può bastare un colloquio video live tra paziente e dentista. In altri diventa necessario l’invio al dentista di informazioni sanitarie come radiografie, fotografie o video, utilizzando un supporto elettronico sicuro.

Il dentista utilizza le informazioni condivise per valutare le condizioni del paziente a distanza.

Il paziente, a sua volta, riceve i consigli dei dottori in merito a eventuali cure o trattamenti domiciliari che non richiedono, quindi, il suo diretto intervento, come la prescrizione di un collutorio specifico o il suggerimento di un comportamento da adottare. Nel caso, invece, sia necessario l’intervento del dentista, viene fornita la possibilità di concordare un appuntamento.

La teledentistry come opportunità

Il distanziamento sociale si è rivelato un’arma efficace per combattere il COVID-19. Rendere questa disposizione una pratica quotidiana è stato sicuramente difficile, ma utile a limitare il contagio. La lontananza tra le persone ha permesso anche di sviluppare nuove attitudini e di mettere in atto nuove abitudini, come prendersi cura di sé stessi attraverso i mezzi di comunicazione.

In quest’ottica la teleodontoiatria deve essere vissuta come un’opportunità per il dentista, un’occasione per proiettare la sua professione nel futuro. Farne ricorso soltanto in situazioni di emergenza sarebbe un passo indietro e un grave errore. Infatti, ormai sempre più frequentemente le persone sono indotte a cercare online informazioni sulla propria salute. Questo provoca spesso incertezza, dubbio e allarmismo. Il consulto con uno specialista, anche se a distanza, può essere invece uno step necessario al consolidamento del rapporto di fiducia con il proprio dentista.

Prendersi cura della propria salute orale tutti i giorni è fondamentale per una corretta prevenzione. Ben vengano quindi tutte quelle iniziative che aiutano i pazienti a reperire informazioni autorevoli, qualificate e professionali, meglio ancora se arrivano direttamente dal proprio dentista di fiducia!

Sicurezza in studio: cosa cambia per i dentisti

Durante la fase di lockdown, a marzo, il New York Times, ha pubblicato un articolo “The Workers Who Face the Greatest Coronavirus Risk”, in cui venivano messe in evidenza alcune categorie di lavoratori più a rischio di contrarre il Covid-19. Tra queste, al primo posto in classifica, il dentista e l’igienista dentale.

Da qui il timore che lo studio odontoiatrico potesse essere percepito dai pazienti come potenziale luogo di contagio con tutte le conseguenze del caso: insicurezza dei pazienti, diminuzione delle visite, crisi del settore, peggioramento della salute orale nella popolazione.

Eppure, la gestione del rischio biologico non è una novità per il dentista, semplicemente è tornato agli onori della cronaca in questo periodo di emergenza provocato dal Covid-19. Gli studi odontoiatrici, infatti, sono da sempre abituati a adottare rigide misure di prevenzione poiché, quotidianamente, devono difendersi e proteggere i propri pazienti e collaboratori da possibili infezioni, come AIDS, epatite, etc.

Le misure di protezione adottate fino ad oggi nel lavoro clinico quotidiano, però, non sono state ritenute sufficienti a causa delle caratteristiche intrinseche di questo nuovo virus e dell’ambiente di lavoro in cui si trova ad operare il dentista, così come l’igienista e l’intero staff. Le procedure odontoiatriche, infatti, generano droplet e aerosol (la saliva e il sangue dei pazienti infetti sono agenti biologici altamente contagiosi) e le visite o i trattamenti richiedono una vicinanza fisica tra professionista e paziente che impedisce il rispetto della distanza di sicurezza. Per questo il rischio di infezioni crociate tra dentisti e pazienti può essere particolarmente elevato.

Il Ministero della Salute, coadiuvato da esperti del settore, ha quindi messo a punto, e reso obbligatori, prima della riapertura degli studi, nuovi rigidi protocolli per la prevenzione delle infezioni: dal triage telefonico per l’appuntamento, alla valutazione del paziente prima dell’accesso in studio, ai dispositivi di protezione individuale a disposizione di pazienti e staff.

Ma cosa cambia per il dentista?

Le nuove norme per tutti gli ambienti dello Studio Dentistico

Tutte le attenzioni medico-sanitarie partono dal presupposto che ogni paziente va considerato come potenzialmente contagioso. Questa evidenza modifica sostanzialmente alcune abitudini e procedure cliniche di riferimento riguardanti gli standard minimi di sicurezza degli studi odontoiatrici. Per ridurre al minimo il rischio di trasmissione di infezione in ambito odontoiatrico, infatti, lo studio ha dovuto introdurre il Triage telefonico e il Triage in-office, formando debitamente il personale addetto alla segreteria e dotandolo di moduli cartacei preposti. In questo Triage ogni paziente ed eventuale accompagnatore deve rispondere a domande relative al suo stato di salute nelle ultime settimane. Lo studio, per rilevare la temperatura dei pazienti e poter così completare questa procedura, ha dovuto dotarsi di termoscanner o termometro contactless.

Anche la sala d’attesa è cambiata: sono stati adottati accorgimenti per garantire una distanza minima di 1 metro tra un paziente e l’altro (es. eliminando poltrone o segnalando con sticker a terra le sedute non più disponibili), gli ambienti vengono adeguatamente aerati, sono stati rimossi giocattoli, riviste, libri e brochure, l’informativa dettagliata sui protocolli corretti è stata affissa al muro o su appositi leggii e sono stati messi a disposizione dispenser con detergenti e disinfettanti idonei.

Prima che inizi la vera e propria fase operativa, quindi prima che il paziente entri e si sieda sulla poltrona, viene predisposto tutto l’occorrente (es. eventuali radiografie, impronte, etc) lasciando meno oggetti possibili sulle superfici e lasciando coperti gli strumenti fino all’inizio della prestazione.

Lo studio fornisce quindi al paziente, appena seduto sul riunito, l’apposita mantellina monouso idrorepellente e gli mette a disposizione, per un primo sciacquo, una soluzione all’1% di Perossido di idrogeno, o con Iodopovidone 0,2% per 30 sec, o con CPC (cetilpiridinio cloruro) allo 0,05-0,1% per un minuto e, infine, un collutorio alla Clorexidina 0.2-0.3% per 1 minuto (ha un effetto principalmente battericida).

L’odontoiatra utilizzerà, nelle prestazioni che lo consentono, la diga di gomma, ovvero quella particolare pellicola protettiva in lattice utilizzata per l’isolamento del campo operatorio durante alcune procedure odontoiatriche (es. otturazioni, ricostruzioni, cementazioni di faccette, intarsi e corone, devitalizzazioni dentarie).

Dal punto di vista operativo l’odontoiatra, così come l’igienista, utilizzeranno manipoli dotati di dispositivi anti-reflusso e, quando possibile, a basso numero di giri, il doppio aspiratore o aspiratore chirurgico e, in generale, prediligere procedure manuali.

Al termine della prestazione odontoiatrica inizia poi la fase dei protocolli operativi definita “riordino”, eseguita sempre tra un paziente e l’altro. Le assistenti, dotate dei dispositivi di protezione individuale (almeno guanti, copricapo, occhiali protettivi e mascherina chirurgica), provvederanno alla detersione e disinfezione di tutte le superfici, con particolare attenzione al riunito e a tutte le superfici con cui il paziente è venuto in contatto (sedie d’attesa, banco della reception, sputacchiere ecc.) utilizzando ipoclorito di sodio (0.1%-0,5%), etanolo (62-71%) o perossido di idrogeno (0.5%) e tutti i prodotti di dimostrata efficacia virucida. La ventilazione naturale delle aree operative deve essere garantita per almeno 10-15 minuti fra un paziente e l’altro. In caso di condizionatore, invece, si raccomanda la pulizia settimanalmente dei filtri degli impianti. Laddove il sistema centralizzato preveda un ricambio di aria (VMC – Ventilazione Meccanica Controllata), si deve escludere completamente il ricircolo dell’aria ed effettuare periodicamente la manutenzione dei filtri.

Da non trascurare il tema della gestione dei rifiuti. Data la maggiore quantità di rifiuti prodotta è raccomandabile che il personale dello studio controlli e svuoti più volte al giorno i cestini, anche nei bagni e nella sala di attesa. In ogni caso, tutti i prodotti potenzialmente infetti verranno inseriti negli appositi contenitori per i “rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo”, in particolare devono essere trattati ed eliminati come materiale infetto categoria B.

Molti di questi principi di buona prassi microbiologica non sono una novità per i professionisti del settore che già erano abituati a rispettarli, ben prima dello scoppio della pandemia da Covid-19. Semplicemente è aumentata la consapevolezza del rischio e quindi l’attenzione da parte degli odontoiatri verso tutte le procedure idonee a prevenire la contaminazione delle superfici, degli ambienti dello studio, dello staff nonché del paziente successivo, la cosiddetta infezione crociata.

Queste norme, così come la bravura di molti professionisti nell’infondere sicurezza e tranquillità ai propri pazienti, renderanno lo studio dentistico un luogo ancora più sicuro.

Covid-19 e sicurezza: cosa è cambiato dal dentista

Da inizio Marzo abbiamo vissuto un periodo di stand-by, di attesa. Non solo noi, ma anche i nostri denti. Siamo rimasti a casa, come era giusto fare, per paura del contagio o per le nuove disposizioni degli studi dentistici che potevano ricevere solo i casi urgenti. È stato quindi normale rimandare la visita dal dentista. Da alcune settimane, con l’ingresso nella fase 2 della pandemia, gli studi odontoiatrici hanno potuto riaprire e riprendere la loro normale attività. Non abbiamo scuse: dobbiamo ricominciare a prenderci cura della nostra bocca.

Nonostante il virus sia ancora in circolazione, è necessario tornare dal proprio dentista di fiducia per riprendere i trattamenti periodici di prevenzione e cura. La cosa può spaventare, ma andare dal dentista in totale sicurezza si può!

Da sempre, infatti, gli studi odontoiatrici devono rispettare norme di sicurezza e igiene per garantire un ambiente salubre e privo di batteri e virus, ma con la paura di contagio da Covid-19 i protocolli sono diventati ancora più rigidi. Gli studi odontoiatrici rispettano oggi rigorose procedure igienico-sanitarie per tutelare ancor meglio la salute dei propri pazienti e di tutto il personale.

Una domanda sorge spontanea: cosa cambia per il paziente?

Cosa aspettarsi al rientro dal dentista

Se prima il timore di andare dal dentista era legato prevalentemente a una paura del dolore, adesso la preoccupazione è che lo studio dentistico possa essere un potenziale luogo di contagio.

Per varie ragioni, infatti, le probabilità di diffondere il virus all’interno dello studio sono più alte: sono quotidianamente effettuati trattamenti che generano il cosiddetto “effetto aerosol” e il professionista opera a stretto contatto con il paziente, rendendo impossibile il rispetto della distanza di sicurezza.

Proprio per prevenire la possibilità di contagio, oltre alle misure igienico-sanitarie più serrate, oggi i dentisti sono tenuti a rispettare e far rispettare dai propri pazienti anche regole di comportamento volte a garantire un ambiente sanitario sicuro. Tra queste, certamente l’utilizzo di mascherine e il mantenimento della distanza di sicurezza di almeno un metro tra una persona e l’altra, ma anche specifici protocolli di sterilizzazione degli strumenti e di sanificazione degli ambienti.

Nello specifico, però, cosa succede in studio? Per tutelare la salute di tutti sono state adottate alcune misure di protezione e prevenzione che andremo a descrivere nel dettaglio.

Cosa succede prima della visita

La prima cosa da fare se si ha intenzione di andare dal proprio dentista è contattare lo studio telefonicamente, o tramite e-mail, per prendere un appuntamento. Inizierà così la prima fase del Triage, che consiste in una serie di domande e procedure, applicate in due momenti specifici, differenti nel tempo, volte a svolgere “un doppio controllo” sullo stato di salute del paziente. Il Triage consente dunque di riconoscere i pazienti potenzialmente infetti e minimizzare il rischio operativo per il professionista, il personale dello studio e gli altri pazienti.

Il personale preposto alla presa dell’appuntamento dovrà inoltre spiegare quali saranno i comportamenti da adottare in studio. A tutti sarà richiesto di presentarsi muniti di mascherina, senza accompagnatori se non indispensabili, a eccezione di persone disabili, anziani non autosufficienti o minori. È fatta richiesta di contattare lo studio per riprogrammare l’appuntamento nel caso in cui il giorno precedente l’appuntamento si manifestassero sintomi influenzali o patologie respiratorie. Oggi più che mai è doveroso essere puntuali: rispettare l’orario di appuntamento concordato sarà fondamentale per limitare al massimo il contatto con altre persone e i tempi di permanenza nella sala d’attesa.

Come avviene l’accoglienza in studio

Anche le fasi operative dell’accettazione cambieranno rispetto al passato. Per completare il Triage, all’arrivo del paziente in studio verrà rilevata la temperatura con termoscanner o termometro contactless e dovrà compilare e sottoscrivere uno specifico questionario. Le domande saranno molto simili a quelle sottoposte telefonicamente per poterle confrontare ed escludere la possibilità di contagio da Covid-19 nel periodo intercorso tra la telefonata e il giorno dell’appuntamento.

Il paziente sarà invitato a depositare i propri effetti personali in aree dedicate e a indossare i calzari monouso prima di entrare nelle sale operative.

Inoltre, la mascherina dovrà essere indossata fino all’inizio della fase operativa e sarà obbligatorio lavarsi le mani, o disinfettarle con soluzione idroalcolica, in gel o liquida, messa a disposizione dallo studio.

Cosa succede in sala

All’interno della sala operativa al paziente sarà consentito accedere solo previa autorizzazione del personale e potrà portare con sé alcuni oggetti personali che verranno inseriti all’interno di una busta sigillata fornita dallo studio.

L’intera equipe odontoiatrica (odontoiatri, assistenti e igienisti dentali) che assiste il paziente dovrà indossare dispositivi di protezione individuale che permetteranno di proteggersi da eventuali veicoli di contagio, come goccioline di saliva o di sangue. Tra questi: le cuffie, i guanti, i camici monouso, gli schermi facciali, gli occhiali protettivi e, ovviamente, le mascherine.

Una volta accomodato sul riunito al paziente verrà posizionata l’apposita mantellina monouso idrorepellente con i lacci. Si noterà che gran parte delle attrezzature e degli strumenti sono stati coperti con polietilene per ridurre il rischio di contaminazione: proprio per questo motivo gli verrà raccomandato di non toccare nulla.

Prima del trattamento o della visita, il paziente verrà invitato a eseguire due sciacqui: il primo con una soluzione a base di Perossido di idrogeno e Iodo-povidone e il secondo con un collutorio a base di Clorexidina, entrambi volti a diminuire la carica batterica e virale del cavo orale.

Alcune prestazioni richiederanno l’utilizzo della cosiddetta diga di gomma, ovvero una particolare pellicola isolante che permetterà al dentista di trattare solo la zona della bocca interessata e ridurre significativamente le particelle sospese nell’aria. A tal proposito il paziente noterà anche un minor uso di strumenti rotanti a favore di strumenti meccanici. Questo non influirà sulla qualità del trattamento, ma servirà per evitare il cosiddetto “effetto aerosol”, ovvero la nebulizzazione della saliva dei pazienti.

Cosa succede dopo la visita

Al termine della visita o del trattamento, soltanto dopo aver nuovamente indossato la mascherina e igienizzato le mani, il paziente potrà entrare in contatto con il personale dello studio addetto alla segreteria e sbrigare gli eventuali aspetti burocratici. Anche in questa occasione sarà fondamentale attendere il proprio turno mantenendo la distanza di sicurezza con le altre persone presenti all’interno dello studio. All’uscita dallo studio saranno disponibili appositi contenitori in cui depositare i calzari monouso e gel igienizzanti per lasciare lo studio in totale sicurezza.

Perché rispettare queste regole

Le regole di comportamento indicate potrebbero essere adottate tutte o solo in parte. In ogni caso il loro scopo è quello di tutelare la salute dei pazienti e del personale dello studio odontoiatrico. Rispettarle significa rispettare se stessi ed essere altruisti verso gli altri. La pandemia che stiamo vivendo ha cambiato il nostro modo di interagire, imponendo una certa distanza tra le persone e minando in qualche modo il sentimento di fiducia alla base dei rapporti umani.

Il Covid-19 non deve diventare un ostacolo alle nostre quotidiane attività o alla nostra salute. Le azioni messe in atto per tutelare la salute non devono essere viste come una complicazione o, peggio, come una scocciatura, ma come un gesto di attenzione e cura.

Seguiamole e torniamo con fiducia dal nostro dentista.

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