Che cos’hanno in comune diabete e parodontite? Entrambe possono essere considerate delle pandemie silenziose e dilaganti.
Nel mondo 463 milioni di persone (1 adulto su 11) soffrono di diabete. In Italia ci sono attualmente più di 5 milioni di pazienti a cui è stata diagnosticata questa patologia. Secondo l’International Diabetes Federation (IDF) nei prossimi anni la curva aumenterà ancora: il diabete interesserà 578 milioni di persone entro il 2030 e 700 milioni entro il 2045.
La parodontite è la malattia infiammatoria non trasmissibile più diffusa nel mondo. Ne soffre circa il 50% delle persone sopra i 35 anni e il 60% degli over 65. L’11% della popolazione mondiale (circa 800 milioni di persone) ne soffre nelle forme più gravi (stadio III e IV), caratterizzate dalla perdita di più denti. La causa principale sono i batteri parodontopatogeni presenti nella placca batterica. Infatti, se quest’ultima non viene rimossa efficacemente con lo spazzolino, il filo interdentale e lo scovolino, si accumula e determina uno stato di infiammazione, chiamato gengivite. La gengivite, caratterizzata da gonfiore, arrossamento e sanguinamento delle gengive, in alcuni soggetti può degenerare in parodontite. A differenza della gengivite, la parodontite non è reversibile poiché è una patologia che porta progressivamente alla perdita dei tessuti a sostegno del dente (gengiva, osso alveolare, cemento radicolare e legamento parodontale).
Il diabete e le sue forme
Sul diabete, per quanto diffuso e conosciuto, c’è ancora molta disinformazione. Si tratta di un disturbo dell’organismo nell’assimilazione, nell’utilizzo e nello stoccaggio degli zuccheri. La malattia si manifesta quando l’insulina (ormone secreto dal pancreas e indispensabile per l’assimilazione dei carboidrati) non è prodotta o perlomeno non in quantità sufficiente dall’organismo, che si ritrova così in uno stato di iperglicemia. Questa condizione di alti livelli di glucosio nel sangue è dannosa per molti organi del corpo e, a lungo andare, se non trattata, può essere invalidante e causare la morte dell’individuo.
Il diabete esiste in due forme:
- Il diabete di tipo 1 (DMT1), anche detto “diabete giovanile”, è una malattia autoimmune, legata a fattori genetici ereditari, provocata da un malfunzionamento delle cellule del pancreas adibite alla produzione di insulina. Si registra principalmente nei bambini e negli adolescenti. In Italia sono circa 300 mila i pazienti a cui è stata diagnosticata questa forma di diabete.
- Il diabete di tipo 2 (DMT2), anche definito “diabete mellito”, è il più diffuso (rappresenta il 90% dei casi). La “buona” notizia è strettamente dipendente dallo stile di vita dell’individuo. Spesso si manifesta dopo i 40 anni, è associato a sovrappeso, stile di vita sedentario e mancanza di attività fisica. Insomma, i soggetti poco attenti alla salute e alla dieta sono quelli più a rischio. In Italia ne soffre il 4,9% della popolazione. Nel mondo causa oltre 5 milioni di decessi all’anno, ed è l’ottava causa di morte nella popolazione.
Complicanze del diabete
Gli alti livelli di glucosio nel sangue possono provocare stress ossidativo e danni micro e macrovascolari. L’iperglicemia, dunque, può essere dannosa per:
- Occhi (retinopatia, cataratta, glaucoma)
- Reni (insufficienza renale)
- Apparato cardiocircolatorio (ipertensione, colesterolo elevato, inspessimento delle arterie, infarto e ictus)
- Sistema nervoso (neuropatia)
- Cavolo orale (parodontite)
La relazione a doppio filo tra diabete e parodontite
Numerosi studi scientifici hanno validato la tesi secondo cui tra diabete e malattia parodontale vi è una stretta correlazione. Tra le due patologie sembra esserci un vero e proprio legame bidirezionale: i pazienti affetti da parodontite mostrano un peggiore controllo metabolico, mentre i soggetti diabetici presentano un peggioramento della situazione parodontale.
Il rischio per un paziente diabetico di ammalarsi di parodontite è stimato essere 2-3 volte maggiore rispetto ad un paziente sano.
Allo stesso tempo un soggetto affetto da parodontite ha maggiori probabilità di contrarre malattie sistemiche, come il diabete. I batteri parodontopatogeni, infatti, dalla bocca possono spostarsi all’interno del nostro organismo attraverso il flusso ematico e trasferire citochine pro-infiammatorie sistemiche che inducono insulino-resistenza.
La prevenzione del diabete dal dentista
I casi di diabete di tipo 2 non diagnosticato in Italia ammontano a circa 1,5 milioni: questa patologia, infatti, può rimanere asintomatica per lungo tempo ed essere diagnosticata spesso quando è già conclamata e i sintomi evidenti. Un tempestivo intervento di screening e correzione dello stile di vita del paziente potrebbe ritardare se non prevenire l’insorgere della patologia diabetica con un risparmio di costi notevole per il Servizio Sanitario Nazional. Il National Institute of Clinical Excellence nel Regno Unito ha suggerito, a tale proposito, che altri professionisti sanitari diversi dai medici possano eseguire lo screening per il diabete. Lo studio dentistico, per esempio, potrebbe essere considerato il luogo ideale per la diagnosi precoce di disturbi metabolici e di malattie sistemiche come il diabete. Se ci pensiamo, lo studio dentistico è tra le strutture sanitarie più frequentate dalla popolazione ed è anche quella in cui viene diagnosticata e curata la malattia parodontale. Gli odontoiatri e gli igienisti dentali, dunque, hanno tutti i requisiti per divenire figure sanitarie di primo piano in questa “battaglia” perché fungono da “sentinelle” e hanno un’influenza positiva sulla salute a 360° dei pazienti. A tal proposito la Società Scientifica di Parodontologia e Implantologia ha ideato e condiviso un comodo decalogo rivolto al paziente diabetico, in cui sono presenti consigli e informazioni su una corretta ed efficace igiene orale domiciliare (dagli strumenti da utilizzare ai sintomi da non trascurare, come quello della bocca secca).
Inoltre, a dimostrazione dell’importanza di una collaborazione interdisciplinare tra le varie figure mediche coinvolte nell’intercettazione precoce di parodontite e diabete mellito, a novembre 2020 le società scientifiche SIdP (Società Italiana di Parodontologia e Implantologia), AMD (Associazione Medici Diabetologi) e SID (Società Italiana di Diabetologia) hanno stilato un protocollo diagnostico-preventivo. Questa metodologia di lavoro condivisa ha un duplice obiettivo: da un lato, si vogliono ridurre i casi gravi di diabete e parodontite, dall’altro, si vuole prevenire l’evoluzione se non addirittura l’insorgenza delle due malattie.
Questi obiettivi potranno essere più facilmente e velocemente raggiunti tanto più i diversi mondi (dentisti, igienisti, medici di base e diabetologi) si parleranno e lavoreranno in simbiosi dalla fase diagnostica, preventiva e di comunicazione al paziente.