Durante la fase di lockdown, a marzo, il New York Times, ha pubblicato un articolo “The Workers Who Face the Greatest Coronavirus Risk”, in cui venivano messe in evidenza alcune categorie di lavoratori più a rischio di contrarre il Covid-19. Tra queste, al primo posto in classifica, il dentista e l’igienista dentale.

Da qui il timore che lo studio odontoiatrico potesse essere percepito dai pazienti come potenziale luogo di contagio con tutte le conseguenze del caso: insicurezza dei pazienti, diminuzione delle visite, crisi del settore, peggioramento della salute orale nella popolazione.

Eppure, la gestione del rischio biologico non è una novità per il dentista, semplicemente è tornato agli onori della cronaca in questo periodo di emergenza provocato dal Covid-19. Gli studi odontoiatrici, infatti, sono da sempre abituati a adottare rigide misure di prevenzione poiché, quotidianamente, devono difendersi e proteggere i propri pazienti e collaboratori da possibili infezioni, come AIDS, epatite, etc.

Le misure di protezione adottate fino ad oggi nel lavoro clinico quotidiano, però, non sono state ritenute sufficienti a causa delle caratteristiche intrinseche di questo nuovo virus e dell’ambiente di lavoro in cui si trova ad operare il dentista, così come l’igienista e l’intero staff. Le procedure odontoiatriche, infatti, generano droplet e aerosol (la saliva e il sangue dei pazienti infetti sono agenti biologici altamente contagiosi) e le visite o i trattamenti richiedono una vicinanza fisica tra professionista e paziente che impedisce il rispetto della distanza di sicurezza. Per questo il rischio di infezioni crociate tra dentisti e pazienti può essere particolarmente elevato.

Il Ministero della Salute, coadiuvato da esperti del settore, ha quindi messo a punto, e reso obbligatori, prima della riapertura degli studi, nuovi rigidi protocolli per la prevenzione delle infezioni: dal triage telefonico per l’appuntamento, alla valutazione del paziente prima dell’accesso in studio, ai dispositivi di protezione individuale a disposizione di pazienti e staff.

Ma cosa cambia per il dentista?

Le nuove norme per tutti gli ambienti dello Studio Dentistico

Tutte le attenzioni medico-sanitarie partono dal presupposto che ogni paziente va considerato come potenzialmente contagioso. Questa evidenza modifica sostanzialmente alcune abitudini e procedure cliniche di riferimento riguardanti gli standard minimi di sicurezza degli studi odontoiatrici. Per ridurre al minimo il rischio di trasmissione di infezione in ambito odontoiatrico, infatti, lo studio ha dovuto introdurre il Triage telefonico e il Triage in-office, formando debitamente il personale addetto alla segreteria e dotandolo di moduli cartacei preposti. In questo Triage ogni paziente ed eventuale accompagnatore deve rispondere a domande relative al suo stato di salute nelle ultime settimane. Lo studio, per rilevare la temperatura dei pazienti e poter così completare questa procedura, ha dovuto dotarsi di termoscanner o termometro contactless.

Anche la sala d’attesa è cambiata: sono stati adottati accorgimenti per garantire una distanza minima di 1 metro tra un paziente e l’altro (es. eliminando poltrone o segnalando con sticker a terra le sedute non più disponibili), gli ambienti vengono adeguatamente aerati, sono stati rimossi giocattoli, riviste, libri e brochure, l’informativa dettagliata sui protocolli corretti è stata affissa al muro o su appositi leggii e sono stati messi a disposizione dispenser con detergenti e disinfettanti idonei.

Prima che inizi la vera e propria fase operativa, quindi prima che il paziente entri e si sieda sulla poltrona, viene predisposto tutto l’occorrente (es. eventuali radiografie, impronte, etc) lasciando meno oggetti possibili sulle superfici e lasciando coperti gli strumenti fino all’inizio della prestazione.

Lo studio fornisce quindi al paziente, appena seduto sul riunito, l’apposita mantellina monouso idrorepellente e gli mette a disposizione, per un primo sciacquo, una soluzione all’1% di Perossido di idrogeno, o con Iodopovidone 0,2% per 30 sec, o con CPC (cetilpiridinio cloruro) allo 0,05-0,1% per un minuto e, infine, un collutorio alla Clorexidina 0.2-0.3% per 1 minuto (ha un effetto principalmente battericida).

L’odontoiatra utilizzerà, nelle prestazioni che lo consentono, la diga di gomma, ovvero quella particolare pellicola protettiva in lattice utilizzata per l’isolamento del campo operatorio durante alcune procedure odontoiatriche (es. otturazioni, ricostruzioni, cementazioni di faccette, intarsi e corone, devitalizzazioni dentarie).

Dal punto di vista operativo l’odontoiatra, così come l’igienista, utilizzeranno manipoli dotati di dispositivi anti-reflusso e, quando possibile, a basso numero di giri, il doppio aspiratore o aspiratore chirurgico e, in generale, prediligere procedure manuali.

Al termine della prestazione odontoiatrica inizia poi la fase dei protocolli operativi definita “riordino”, eseguita sempre tra un paziente e l’altro. Le assistenti, dotate dei dispositivi di protezione individuale (almeno guanti, copricapo, occhiali protettivi e mascherina chirurgica), provvederanno alla detersione e disinfezione di tutte le superfici, con particolare attenzione al riunito e a tutte le superfici con cui il paziente è venuto in contatto (sedie d’attesa, banco della reception, sputacchiere ecc.) utilizzando ipoclorito di sodio (0.1%-0,5%), etanolo (62-71%) o perossido di idrogeno (0.5%) e tutti i prodotti di dimostrata efficacia virucida. La ventilazione naturale delle aree operative deve essere garantita per almeno 10-15 minuti fra un paziente e l’altro. In caso di condizionatore, invece, si raccomanda la pulizia settimanalmente dei filtri degli impianti. Laddove il sistema centralizzato preveda un ricambio di aria (VMC – Ventilazione Meccanica Controllata), si deve escludere completamente il ricircolo dell’aria ed effettuare periodicamente la manutenzione dei filtri.

Da non trascurare il tema della gestione dei rifiuti. Data la maggiore quantità di rifiuti prodotta è raccomandabile che il personale dello studio controlli e svuoti più volte al giorno i cestini, anche nei bagni e nella sala di attesa. In ogni caso, tutti i prodotti potenzialmente infetti verranno inseriti negli appositi contenitori per i “rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo”, in particolare devono essere trattati ed eliminati come materiale infetto categoria B.

Molti di questi principi di buona prassi microbiologica non sono una novità per i professionisti del settore che già erano abituati a rispettarli, ben prima dello scoppio della pandemia da Covid-19. Semplicemente è aumentata la consapevolezza del rischio e quindi l’attenzione da parte degli odontoiatri verso tutte le procedure idonee a prevenire la contaminazione delle superfici, degli ambienti dello studio, dello staff nonché del paziente successivo, la cosiddetta infezione crociata.

Queste norme, così come la bravura di molti professionisti nell’infondere sicurezza e tranquillità ai propri pazienti, renderanno lo studio dentistico un luogo ancora più sicuro.